Tutto quello che devi sapere se hai messo da parte i tuoi primi risparmi e vuoi metterli al sicuro in un fondo comune. Una vera guida per esordienti investitrici, spiegata da una top manager di Invesco.
Se imparare a gestire i propri soldi è sicuramente, per noi donne, il primo passo verso la libertà e l’emancipazione, la prima cosa da imparare è che risparmiare non significa investire: si tratta di due concetti diversi che è bene comprendere.
Certo, risparmiare è il primo passo da compiere, ma tenere i soldi sul conto corrente o – peggio ancora – in una scatola nell’armadio non è mai una buona idea. Specie in tempi (come questi) di inflazione.
L’inflazione infatti è l’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi, che porta alla diminuzione del potere d’acquisto del denaro, e quindi del suo valore reale. Per cui, se tieni i tuoi risparmi fermi sul conto o in contanti da qualche parte, questi subiranno una svalutazione pari al tasso di inflazione.
Per esempio: se l’inflazione è al 5% e tu tieni 1000 euro fermi sul conto, un anno dopo quei tuoi 1000 euro avranno il valore di 995 euro. Cioè avranno perso il 5% del loro valore reale.
Ecco perché i soldi (che riesci a mettere da parte) vanno investiti. Ed ecco perché – soprattutto se sei una neofita o la finanza non è proprio il tuo campo – sarebbe meglio investirli attraverso strumenti finanziari come i fondi comuni di investimento.
Solo a sentirne parlare ti si corruga la fronte? Stai serena, perché muoveremo questi nostri primi passi nel mondo della finanza e degli investimenti con la guida di una manager esperta come Rita Schirinzi, Head of Marketing Italia di Invesco. E non ci siamo rivolti a loro a caso. Invesco è una società di gestione degli investimenti leader di mercato, che è presente in Italia dal 1977, dove mette al servizio della realtà locale la forza di una grande organizzazione globale. Meglio di così…
Che cosa è un fondo comune di investimento?
«Un fondo comune di investimento è uno strumento che permette di investire i propri soldi insieme ad altri risparmiatori, affidandosi ad una società di gestione specializzata» ci spiega Rita Schirinzi. «Il denaro viene quindi raccolto e investito collettivamente, dando vita ad un “paniere” formato da diverse tipologie di attività finanziarie, come azioni, obbligazioni, monete straniere, titoli di Stato e così via».

Questo quindi ti permette di affidarti alla competenza di esperti, ma anche di effettuare una scelta in linea con i tuoi obiettivi e con il tuo profilo di rischio.
Due concetti, questi ultimi, che sono fondamentali da mettere a fuoco quando decidi di investire.
La prima cosa da chiederti infatti è: con quale obiettivo stai investendo quei soldi? Comprarti una macchina nuova fra 3 anni, avere una pensione integrativa o ancora pagare l’università dove andrà tuo figlio?
E poi, quale è la tua propensione al rischio? Saresti in grado di investire e lasciare lì tutto il tuo denaro? O sei il tipo che controllerebbe ogni giorno l’andamento dell’investimento magari perdendo il sonno in caso di ribasso dei mercati?
Esistono infatti vari tipi di fondi comuni con obiettivi di investimento molto diversi in base al comparto in cui operano. Tra i principali, ci sono i fondi azionari, che investono prevalentemente in azioni di società quotate e puntano a un aumento di capitale nel lungo periodo. Diversi sono i fondi bilanciati, che hanno un portafoglio composto sia da azioni che obbligazioni, con un bilanciamento maggiore tra rischio e rendimento. I fondi obbligazionari invece comprano prevalentemente titoli di Stato e obbligazioni societarie. Reddito e stabilità sono i loro obiettivi. Infine, ci sono i fondi monetari, che detengono principalmente depositi bancari, cambiali e altri titoli a breve scadenza. Il loro obiettivo è preservare il capitale.
Rispetto ad altre tipologie di investimento un fondo comune offre quindi diversi vantaggi.
- Diversificazione: investendo insieme ad altri risparmiatori si ha la possibilità di diversificare gli investimenti su differenti attività finanziarie, riducendo il rischio del singolo investimento.
- Professionalità: ci si affida a gestori professionisti che si occupano full time di selezionare gli investimenti e gestire il tuo portafoglio, cosa che il risparmiatore medio da solo non sarebbe in grado di fare.
- Accessibilità: con pochi soldi (qualche centinaio di euro) si può investire in fondi che danno accesso a mercati che altrimenti richiederebbero migliaia, se non milioni di euro, per potervi operare.
- Liquidità: è possibile rientrare dall’investimento rapidamente (in media bastano pochi giorni lavorativi) vendendo le quote del fondo.
«Oggi l’offerta di strumenti finanziari sul mercato per chi vuole incominciare a investire è decisamente ampia» continua Schirinzi. «Per questo motivo per noi di Invesco è fondamentale che anche i piccoli risparmiatori possano avere nozioni di finanza personale. Di fronte a una vasta offerta è molto facile entrare in confusione e non riuscire a orientarsi tra tutte le opzioni disponibili. E’ chiaro che per non sbagliare è meglio rivolgersi a un consulente finanziario, e con una buona preparazione sui concetti finanziari di base, questa collaborazione diventa ancora più fruttuosa».

Ma come si fa, in pratica, a investire in un fondo comune?
Come dicevamo, ci si rivolge a un consulente finanziario, che puoi trovare anche nella tua banca o presso società specializzate. Nel primo incontro, è importante che tu esprima bene i tuoi obiettivi, e grazie al suo aiuto mettiate a fuoco la tua propensione al rischio. Solo così potrai individuare il fondo più adatto a te, evitando brutte sorprese.
Perché su un punto devi essere ben consapevole: con questa forma di investimento non c’è la garanzia di un rendimento o dell’integrità del capitale. Ogni fondo ha infatti un tasso di rendimento annuo. Ma tale tasso varia in base al valore delle attività che lo compongono, che variano in connessione all’andamento dei relativi mercati.
Supponiamo che tu investa 1.000 euro in un fondo e che questo abbia avuto un rendimento medio del 10%. Il valore del tuo investimento sarebbe, dopo un anno, di 1.100 euro. Questo aumento di valore è il risultato delle performance positive delle azioni e delle obbligazioni detenute dal fondo.
Che fare con quei 100 euro? Ecco, questo è un altro punto cruciale. Perché di solito i soldi che guadagni è bene lasciarli investiti sullo stesso fondo, aumentando così la propria quota. Se il secondo anno il fondo renderà ancora il 10%, il tuo investimento lieviterebbe un po’ di più, arrivando a 1.210 euro, e così via. Certo, non tutti gli anni potresti avere lo stesso rendimento – per seguire il nostro esempio – del 10%. Potrebbe andare meglio, o peggio.
Se invece vuoi investire per garantirti una rendita fissa annuale, ossia riscuotere ciò che ogni anno il fondo ha guadagnato (ossia i 100 euro di prima), fai attenzione a sottoscrivere un fondo che ti dia questa possibilità.
Ecco perché (ma non solo) è importante che, prima di accettare o firmare qualsiasi cosa, tu faccia attenzione a queste informazioni.
Sono tutte contenute nel documento chiamato KIID (Key Investor Information Document) – che deve essere obbligatoriamente consegnato al risparmiatore e specifica le caratteristiche-chiave del fondo.

- La finalità e la politica di investimento: sono le principali tipologie di attività in cui il fondo investe con particolare riguardo, se rilevante, all’area geografica o al settore di riferimento.
- Il profilo di rischio-rendimento: ciascun fondo è classificato con un indicatore sintetico di rischio che va da 1 (minimo rischio) a 7 (massimo rischio).
- I costi ovvero le commissioni di sottoscrizione e/o di rimborso, le commissioni di gestione e la commissione di performance. Conoscere i costi è importante, primo, perché possono abbattere in maniera significativa il rendimento del fondo. Secondo, perché molti fondi offrono formule alternative di costi (ad esempio commissioni di rimborso invece che di sottoscrizione) che meglio possono soddisfare le tue esigenze.
- I rendimenti passati: per ciascun fondo vengono riportati i rendimenti conseguiti negli ultimi 10 anni. Occorre però non sopravvalutare questi dati perché non vi è alcuna certezza di conseguire analoghi rendimenti in futuro
Nonostante, come ti abbiamo già detto, non servano cifre elevate per iniziare a investire in fondi (quelli di Invesco partono da 100 euro), potresti voler fare le cose in maniera ancora più graduale.

A questo punto, potresti valutare di investire in un PAC
«I piani di accumulo di capitale, i cosiddetti PAC, rappresentano una modalità di investimento particolarmente adatta per coloro che desiderano investire in modo costante e regolare nel tempo, senza dover affrontare grandi spese iniziali» spiega Rita Schirinzi. In altre parole il PAC è un metodo di investimento che consente agli investitori di acquistare quote di un fondo comune di investimento in modo regolare e programmato. Puoi partire anche con 50 euro al mese.
«Con il PAC si possono investire importi più piccoli su base periodica, come mensile o trimestrale. Questo approccio consente di diluire il rischio nel tempo e di avvantaggiarsi degli effetti dell’interesse composto. Sono l’ideale infatti per raggiungere obiettivi finanziari a lungo termine, come il risparmio per la pensione, l’istruzione dei figli o l’acquisto di una casa». Obiettivi molto interessanti, soprattutto per noi donne.
Anche perché ci consentono di sfruttare al meglio il fattore tempo e gli interessi composti (sono quel meccanismo di cui sopra, per cui se reinvesti ciò che guadagni ogni anno, nel tempo il tuo investimento guadagna di più). Investendo una quota fissa ogni mese, si acquistano quote di fondi a prezzi medi, senza il rischio di puntare sul momento sbagliato.
Inoltre, un PAC è un metodo semplice e automatico che non richiede strategie complesse. Considerando anche che spesso noi donne abbiamo carriere discontinue o periodi di pausa per la maternità, il PAC è più flessibile e non vincolante.