Si calcola che di endometriosi soffrano quasi 3 milioni di donne. Ma spesso non viene nemmeno diagnosticata. E per la medicina rimane ancora molto difficile da comprendere e curare. Ecco perché è importante cominciare a capire bene di che si tratta e cosa si può davvero fare, almeno fino a questo momento.
In molti casi, il comune denominatore dell’endometriosi è il dolore: alla pancia, durante le mestruazioni, quando si va in bagno o mentre si fa sesso. Insieme alla difficoltà a concepire. Sono questi i principali sintomi di questa patologia tutta al femminile, che può essere fastidiosa al punto da diventare invalidante. E che, secondo il professor Mario Mignini Renzini, Direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia e Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi degli Istituti Clinici Zucchi di Monza del Gruppo San Donato, «rimane una delle malattie più misteriose e sconosciute».

E questo anche se si tratta di una patologia molto frequente, soprattutto tra i 25 e i 35 anni. Ad oggi si calcola che l’endometriosi interessi il 10-20% delle donne in età fertile, di cui tre milioni solo in Italia.
Che cos’è esattamente l’endometriosi?
Tecnicamente si tratta di un’infiammazione cronica, caratterizzata dalla presenza anomala di endometrio all’esterno dell’utero. «L’endometrio è lo strato di tessuto mucoso che riveste la cavità interna dell’utero. Grazie agli estrogeni e al progesterone, secreti dalle ovaie durante il ciclo mestruale, l’endometrio si rinnova regolarmente. L’obiettivo infatti è garantire la costante presenza di un ambiente adatto all’impianto di un embrione» spiega il professor Mignini Renzini.

E fin qui come dovrebbe essere. Ma, piccolo particolare, «nella donna affetta da endometriosi, questo tessuto endometriale si sviluppa anche dove non dovrebbe esserci» continua l’esperto. In pratica, le cellule di tessuto, che dovrebbero stare solo all’interno del tuo utero hanno invece deciso di andare a stabilirsi abusivamente in altre zone del tuo apparato genitale interno.
Pronti, partenza… Diagnosi!
Questo “abusivismo” dell’endometrio può provocarti grandi dolori. A volte però l’endometriosi può anche essere del tutto asintomatica. Il che ti fa stare meno male, ma rende potenzialmente ancora più difficile – e tardiva – la sua diagnosi.
Attenzione però. Avere un ciclo doloroso o sentire male mentre fai sesso non significa per forza essere affetti da endometriosi. «I sintomi dell’endometriosi possono essere legati anche a molte altre cause. Per questo è importante la valutazione del ginecologo. L’eventuale conferma arriva poi da alcuni esami, come l’ecografia transvaginale, la risonanza magnetica alle pelvi e la laparoscopia» dice il medico.
Più difficile invece è la diagnosi dell’endometriosi asintomatica. In questo caso la si scopre per lo più casualmente, ad esempio durante altri interventi chirurgici nella zona pelvica, come un taglio cesareo. Oppure quando si ha difficoltà ad avere un figlio e si ricorre alle analisi e ai trattamenti di procreazione assistita.
In ogni caso vale l’assunto di base: prima l’endometriosi viene diagnosticata, meglio è. «La malattia ha un andamento subdolo e spesso sottostimarne i sintomi comporta un ritardo significativo nella diagnosi e un peggioramento del quadro clinico. Ad esempio, non riconoscere e trattare adeguatamente l’endometriosi può provocare infertilità. Di qui l’importanza di fare controlli ciclici nelle giovani donne, informarle e sensibilizzarle nei confronti di questa malattia» continua Mignini Renzini.
A proposito di fertilità…
In effetti tra endometriosi e fertilità c’è un rapporto stretto. «L’endometriosi è correlata all’infertilità in circa il 50% dei casi, ma questo non significa che le donne affette da questa patologia non possano mai avere figli. La malattia non si presenta sempre con le stesse caratteristiche e intensità. In ogni caso, la prevenzione e una diagnosi precoce possono fare la differenza» dice l’esperto.

Come? Non certo stando a guardare, ma affrontando la cosa di petto. Tra le soluzioni possibili c’è quella della vitrificazione degli ovociti. «Questo consente alla donna di sottoporsi alle terapie necessarie per l’endometriosi e poi, nel caso non si riuscisse ad ottenere una gravidanza spontanea, ricorrere alla procreazione assistita impiegando i propri ovociti» spiega Mignini Renzini.
Come curare l’endometriosi?
La buona notizia è che: curare l’endometriosi (o, per lo meno, alleviarne i sintomi) si può. E in sostanza le strade sono due: da un lato c’è la terapia medica, dall’altro la chirurgia.
«Per ridurre il dolore dovuto all’endometriosi di norma si consiglia l’assunzione di antidolorifici: paracetamolo e farmaci antinfiammatori non steroidei, oppure contraccettivi orali combinati e progestinici» continua il medico. Ma, c’è un ma: con gli antidolorifici e con la pillola i sintomi passano tuttavia, se vuoi un figlio, devi per forza rimandare i progetti di maternità a data da destinarsi.
D’altro canto anche la strada chirurgica, con l’asportazione in laparoscopia del tessuto endometrico in eccesso, ha parecchi ostacoli. Ad esempio, rischia di rendere ancora più difficile una gravidanza. Questo perché durante l’operazione si possono danneggiare anche i tessuti sani, diminuendo, per esempio, il numero degli ovociti presenti nell’ovaio.

«Questo può avvenire più frequentemente in quel 10% dei casi in cui, dopo l’asportazione laparoscopica delle cisti endometriosiche, si presenti una recidiva. La probabilità di gravidanza dopo un secondo intervento si dimezza rispetto a quella successiva alla prima operazione chirurgica» spiega Mignini Renzini.
Esistono rimedi più soft?
In aggiunta a quello che può fare la ginecologia, ci sono anche delle opzioni meno invasive. A partire dallo stile di vita. Tipo? Tipo andare in palestra. «Gli esercizi ginnici, tra cui lo yoga, che consentono di rafforzare i muscoli possono essere di aiuto nella gestione del dolore pelvico» dice Mignini Renzini. In aggiunta, dopo una sessione sul tappetino, per mandare via i sintomi dell’endometriosi, «si può fare ricorso a bagni caldi o all’applicazione della borsa dell’acqua calda, che contribuiscono a rilassare i muscoli pelvici e ad alleviare il dolore» continua il medico.

«Tuttavia è importante sottolineare che nessuna di queste pratiche di per sé può essere considerata risolutiva. E’ quindi sempre necessario rivolgersi a un ginecologo esperto, che possa individuare l’iter diagnostico e terapeutico migliore per la singola paziente» chiosa l’esperto.
Cibi sì e cibi no: a tavola con l’endometriosi
Infine l’alimentazione. Cosa bisogna mangiare per alleviare i sintomi dell’endometriosi? «Quello che si consiglia è una dieta anti-infiammatoria, nella quale gioca un ruolo fondamentale il consumo di fibre, che favoriscono la digestione e il buon funzionamento dell’intestino. Inoltre determinano una riduzione degli estrogeni circolanti nel sangue e un conseguente minore impatto sui tessuti estrogeno-dipendenti, come appunto l’endometrio» dice Mignini Renzini. Tradotto: se vuoi ridurre i dolori provocati dall’endometriosi, le fibre, cioè quelle che introduci con verdura, frutta, legumi, cereali integrali e semi oleosi, devono rappresentare circa il 20-30% del pasto.

Ma non è tutto. A tavola devi portare anche molti cibi ricchi di grassi Omega 3. Yes, esatto: devi mangiare più pesce. Ma anche altri alimenti, come noci, mandorle e vari tipi di semi, ottime fonti di questi grassi “buoni”. «Questo perché gli Omega 3 promuovono la produzione della prostaglandina PGE1, che riduce il livello di infiammazione addominale determinato dalla endometriosi» conclude il ginecologo.