Il microdermal è il piercing che tutti vogliono. Ecco come funziona, come si realizza e come si cura il brillantino che sembra incastonato sulla pelle.
Un gioiello incastonato nella pelle. Un piccolo brillante, una gemma o una perla iridescente da portare (quasi) ovunque sul corpo. Se quest’anno l’applicazione di strass adesivi va per la maggiore, esiste anche una tecnica che non prevede l’uso di colla. Ma che il brillantino te lo àncora direttamente alla pelle.
Di cosa parliamo? Del microdermal, il piercing più in voga del momento.
«La sua particolarità sta nel fatto che, a differenza degli altri piercing, il microdermal non ha un foro d’uscita. Si fissa direttamente sotto la pelle, ragione per cui è conosciuto anche come dermal anchor» spiega Dimitri Daleno, proprietario di Officina Tattoo Studio a Milano. E, non avere un foro d’uscita significa che il microdermal può essere fatto un po’ dappertutto sul corpo. Viso compreso.
Il sistema è semplice: invece di una barretta dritta o curva di metallo, il microdermal ha una forma più insolita. «Si tratta di una piccola piattina di titanio a forma di T alta circa 2 mm e larga 4 che viene impiantata nell’ipoderma, lo strato più profondo della pelle» spiega Daleno. Un fissaggio a meno di mezzo centimetro sotto pelle che si rafforza con il passare del tempo. Come? «La parte impiantata ha tre piccoli fori passanti. Una volta dentro la pelle il tessuto ricresce e li riempie, così l’ancoraggio è ancora più stabile» continua l’esperto.
Come un vero e proprio orecchino, poi, la parte superiore del microdermal si svita e può essere sostituita. «Di solito si impianta con un brillantino da 4 millimetri, abbastanza grande da non “sprofondare” nei tessuti e abbastanza piccolo per garantire una pulizia ottimale della zona. Poi però, dopo almeno un mese – ma ancora meglio dopo sei – si può cambiare l’elemento superiore» suggerisce il piercer. Così, se sei stufa del brillantino, puoi svitarlo e inserire nel foro filettato all’interno della pelle un altro micro gioiello.
Nato circa 10 anni fa, oggi è molto richiesto soprattutto sul décolleté.
«Le donne lo fanno soprattutto sul décolleté, gli uomini invece lo preferiscono sugli zigomi. In tanti lo vogliono anche sul braccio appena sopra il polso. Mentre zone come l’ombelico e la nuca sono meno frequenti» dice Daleno.
Quel che è certo è che il microdermal è il piercing più versatile che ci sia. «Si può fare su tutte le parti ricoperte da pelle, comprese quelle tatuate. Impossibile invece portarlo sui punti di snodo, come polso, ginocchia e gomiti. Vietato anche su capezzoli e mucose, che non sono abbastanza elastiche per l’inserimento della piattina» continua l’esperto.
Il perché dipende dal modo in cui viene realizzato il fissaggio. «Si usa un punch, un bisturi con cui si fa un buco nella pelle di circa un millimetro e mezzo. Poi, allargandolo un pochino, si fa scivolare all’interno» descrive Daleno. Un po’ come quando inserisci un bottone nel suo occhiello. Solo che qui è la piattina di titanio che si infila sotto la pelle.
In generale, poi, la decisione sul punto giusto va condivisa con il piercer.
«Questo perché ci sono possono essere dei casi o dei punti del corpo che non hanno abbastanza profondità di tessuto per fissare il microdermal» continua Daleno. Il pericolo? Se il piercing non si àncora bene, è che il corpo lo rigetti.
Un rischio che può esserci anche quando tutto, in fase di installazione, è andato bene. Il che rende il microdermal un piercing non permanente. «Anche se c’è chi ce l’ha da 10 anni, ai clienti prospetto sempre una durata media di circa due. Tutto dipende da come reagisce l’organismo a un corpo estraneo inserito nella pelle e dalla manutenzione che si fa al microdermal» prosegue l’esperto.
Se infatti può succedere che il corpo “rigetti” il piercing già nelle prime settimane, con il passare dei mesi questa possibilità aumenta.
Per scongiurarla il più possibile, attenzione alla routine di pulizia del microdermal. «Per le prime quattro settimane bisogna disinfettarlo bene. Ma non più di due o tre volte al giorno. Poi, aiutandoti con un fazzolettino, va pulita frequentemente anche la parte sotto il brillantino in modo da eliminare tutte le secrezioni del corpo che potrebbero portare a un’infezione» dice Daleno.
Altro tip per fare durare il più possibile è quello di toccarlo il meno possibile.
Non solo giocherellarci potrebbe accelerare la sua fuoriuscita dalla pelle, ma anche i movimenti inconsapevoli che, in qualche modo, lo coinvolgono. Ad esempio, se ce l’hai sopra al polso, dovrai fare attenzione a quando infili le mani in tasca o nella borsa. Così, se sotto la doccia sei abituata a usare la spugna, dovrai ricordarti di non insistere sulla zona del microdermal. «Il mio consiglio è di applicare, almeno inizialmente, un cerotto sopra il piercing. In questo modo ti accorgi di toccarlo o di sfregarlo ma non lo agganci. L’obiettivo è cambiare quelle piccole azioni che facciamo in automatico ma che danneggiano l’ancoraggio del microdermal» suggerisce Daleno.
Attenzione infine ai segnali d’allarme: pelle arrossata anche molto dopo l’applicazione o pus in uscita dal foro sono sinonimi che qualcosa non va. E che si deve tornare prima possibile da un professionista a farselo rimuovere. Anche perché, in questo caso, più aspetti, più rischi che ti rimanga la cicatrice.
Insomma, il microdermal è un piercing che richiede qualche attenzione extra.
Velocissima invece l’installazione che, se fatta da mani esperte, dura una manciata di secondi. Il costo? Circa 80 euro. Infine, se stai pensando di farlo, una buona notizia: il microdermal è considerato tra i piercing meno dolorosi. «Se fatto bene, fa meno male del buco all’orecchio» chiosa Daleno.