I profumi diventano vegani. Dopo il boom dei cosmetici, quest’anno sarà l’anno in cui il mondo del vegano invaderà quello delle fragranze. A fare da apripista per il 2022 è Nomade Naturelle Eau de Parfum, il nuovo profumo di Chloé che abbraccia tutta la filosofia vegan.

Ma cosa vuole dire esattamente per i profumi essere vegani?
Intanto, esattamente come per tutti gli altri cosmetici, gli alimenti, l’abbigliamento e gli accessori, vegan significa che non contiene niente che derivi dagli animali. Attenzione quindi: 100% naturale, oppure bio, non coincide con il concetto di vegano. Anche cruelty free, che indica che un prodotto non è stato testato su animali oppure ottenuto da organi di animali, non è esattamente la stessa cosa della certificazione vegan.
«In realtà, anche se non lo dichiarano, moltissimi profumi contemporanei sono vegan» osserva il naso Luca Maffei. Tutto dipende dalle note usate in fase di creazione. «La maggior parte delle note di derivazione animale non si usano più perché sono troppo costose, oppure perché sono state vietate. Altre invece, come l’ambrettolide, che può essere estratta da un particolare tipo di cimice, derivano dalla lavorazione degli insetti, ma ormai è raro che vengano impiegate» continua l’esperto.
Le note vietate sono quelle animali, anche se in pratica ormai non si usano più.
Tra le molecole di origine animale che oggi sono off limits c’è lo zibetto o civet, una sostanza estratta dalle ghiandole perianali dell’omonimo mammifero e il muschio tonchino, estratto invece dalle ghiandole di una particolare varietà di cervi del Tibet. «Entrambe sono vietate da ormai una ventina d’anni, quindi è pressoché impossibile trovarle oggi in un profumo» spiega Maffei.

Altre due sostanze sotto la lente di ingrandimento quando si parla di profumi vegan sono il castoreo e l’ambra grigia. La prima, come lo zibetto, viene estratta dalla ghiandole perianali del castoro. La seconda invece rappresenta una secrezione naturale del capodoglio. E non ha niente a che vedere con l’ambra fossile, che invece ha origine vegetale.
«In questo caso, sebbene non ci sia una norma che ne proibisca l’utilizzo, nella pratica sono materie prime piuttosto rare perché costano tantissimo e hanno una resa molto ridotta» dice il naso. Anche qui, insomma, le possibilità di imbattersi in un profumo che usi note di castoreo e di ambra grigia naturale sono pressoché nulle.
Quello che invece può fare la differenza tra i profumi vegani e quelli che invece non lo sono è un ingrediente di cui la profumeria fa largo utilizzo.
«Nelle fragranze gourmand, che in questo momento sono di grande tendenza, molto spesso è impiegata la cera d’api, oppure la nota del miele che ne deriva» fa notare Maffei. Se quindi sei alla ricerca di un profumo totalmente vegan, attenzione anche a questo ingrediente. «Via libera invece alla nota del latte che, in profumeria, è sempre sintetica o di derivazione vegetale».

Capire se un profumo è vegan oppure no in pratica però non è così semplice. «Non basta, ad esempio, leggere l’INCI, cioè la lista degli ingredienti, come faresti per i cosmetici. Nell’INCI dei profumi, infatti, le note si nascondono tutte sotto la dicitura “fragrance”. Di queste leggi solo, in ordine decrescente, quelle che sono considerate possibili allergeni. Impossibile quindi dire se è un profumo è vegan leggendo l’etichetta».
Quindi come si fa?
Per scoprire quali note contiene una boccetta, il modo migliore è consultare siti specializzati in profumi, come ad esempio Fragrantica.it e Wikiparfum.fr. Se, ad esempio, sei curiosa di sapere quali note contiene il tuo profumo legnoso e orientale, ti basta inserire il nome e leggere la lista degli ingredienti olfattivi. Preparati: potresti ritrovarti fra le molecole anche l’ambergris, nome “ufficiale” dell’ambra grigia, sostanza di origine animale rara ma non ufficialmente proibita in profumeria.

Attenzione però! Fare questa scoperta non equivale a dover buttare nella pattumiera il tuo profumo preferito perché non è vegan. Può essere che ambergris si riferisca in realtà a una molecola chimica che semplicemente ne riproduce l’odore ma che, in realtà, è prodotta in laboratorio. Già negli anni 50 del Novecento, infatti, Firmenich, azienda produttrice di molecole per la profumeria, ha sintetizzato l’Ambrox (che puoi trovare anche come Abroxan o Cetalox), nota simile all’ambregris ma vegan-approved. La stessa cosa vale anche per le altre note tradizionalmente estratte dagli animali o da un loro prodotto, come i muschi animali di cui dicevamo all’inizio, ma che oggi sono più comodamente – ed ecologicamente – prodotte in laboratorio.
Questo articolo è stato redatto nell’ambito del Progetto “Scent of Lombardy” presentato e finanziato a valere sul Bando emanato da Regione Lombardia denominato “Fashiontech – Progetti di Ricerca & Sviluppo per la moda sostenibile” (in attuazione della D.G.R. N. 727 del 5 novembre 2018).