Quest’anno anche per i solari hai deciso di puntare su quelli naturali? Ecco le sei regole d’oro per scegliere quelli più sicuri e garantiti, evitando di cadere in qualche bufala…
Decidere di optare per una beauty routine naturale e green comporta che anche la scelta dei solari sia consapevole e coerente con questa filosofia. Il che, tradotto, vuol dire dover frenare ogni acquisto cosmetico d’impulso e passare interi quarti d’ora a leggere INCI ed etichette. Ma che volete farci, la vita è dura. E comunque, ecco qualche consiglio che potrebbe aiutarti a velocizzare la cosa…
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Scegli solo filtri fisici
Per la cronaca, i filtri solari si dividono in fisici e chimici. I primi sono quelli che, in pratica, frenano i raggi materialmente, ossia opponendo alle radiazioni uno strato fisico di sostanza, che le blocca. Immaginate una tenda a una finestra: ecco, fa quello che fa un filtro fisico. La maggior parte dei solari li contiene entrambi (sia fisici che chimici), ma se vuoi puntare su una protezione più naturale è meglio che, come primo requisito, contenga solo filtri minerali come lo zinco o il titanium dioxide.
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Fisici sì, ma anche naturali
Il requisito successivo è proprio questo. Oltre che fisici, i filtri devono essere naturali. Le protezioni solari ecobio filtrano le radiazioni riflettendo e diffondendo i raggi UV e questo le differenzia dalle protezioni convenzionali, che invece contengono filtri chimici che li assorbono e li modificano rendendoli innocui per la pelle.
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Con i prodotti certificati vai sul sicuro
Esistono diverse certificazioni nel mondo del bio. Ciascuna ha i suoi stantard, variamente restrittivi. Tra le più diffuse e affidabili c’è quella NATRUE, che stabilisce che le formulazioni solari possono includere solo ingredienti che si trovano in natura o derivati da fonti naturali. Per questo motivo lo standard NATRUE prevede solo filtri minerali a base di diossido di titanio o di monossido di zinco, che sono classificati come sostanze identiche a quelle naturali.
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Nanoparticelle sì, ma indicate
Nei solari sono ammessi anche nanomateriali, in quanto sono stati valutati come assolutamente sicuri dal Comitato Scientifico sulla Sicurezza del Consumatore dell’Unione Europea. NATRUE, per esempio, lascia la scelta se utilizzare o meno i nanomateriali alle aziende produttrici. Precisando tuttavia che, in caso di presenza di nanoparticelle, in etichetta deve essere specificato a fianco del nome della sostanza l’indicazione ‘nano’ per informare i consumatori.
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Meglio se non inquinano il mare
Quest’anno è diventato un trend. Ma mai come in questo caso, un trend è stato benvenuto. Sono già diverse infatti le aziende (come Caudalie, Ren e Biotherm, tanto per citarne qualcuna) che, fedeli alla propria filosofia clean, hanno deciso di proporre prodotti che oltre a proteggere la pelle dal sole, si occupano di non danneggiare l’ecosistema marino. Ogni anno infatti 14mila tonnellate di creme solari si riversano sui reef di mari e oceani, uccidendo alghe e coralli. Esistono invece linee che, utilizzando filtri puliti e non dannosi, limitano questa tremenda ricaduta cosmetica ai danni del Pianeta.
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E poi, occhio alla quantità…
Per ridurre al minimo l’effetto wash-off nelle acque, è consigliabile infine applicare bene la protezione solare e soprattutto nelle giuste quantità: la dose consigliata per un adulto medio è di circa 36 grammi, per tutto il corpo. In pratica, devi metterne circa un cucchiaio alla volta, per almeno tre volte al giorno, viso incluso. E ricordati che è fondamentale anche proteggersi in montagna, dove gli effetti dei raggi UV sono maggiori.
Questo articolo è stato redatto nell’ambito del Progetto “Scent of Lombardy” presentato e finanziato a valere sul Bando emanato da Regione Lombardia denominato “Fashiontech – Progetti di Ricerca & Sviluppo per la moda sostenibile” (in attuazione della D.G.R. N. 727 del 5 novembre 2018)