La vitamina C è uno degli ingredienti più gettonati tra creme, sieri e maschere per la pelle. Ma forse non la conosci ancora abbastanza bene…
Esiste una panacea contro tutti i mali? In cosmetica ultimamente pare di sì, ed è la vitamina C. Sempre più utilizzata, quasi abusata dal marketing, aggiungerla a sieri e creme è un po’ una garanzia di efficacia su diversi fornti. Ed effettivamente non c’è niente che non riesca a fare: stimola la produzione di collagene, ha un’azione schiarente, è un antiossidante, e migliora inoltre idratazione ed elasticità cutanea. Ed è per questo che ormai si tende a cercarla tra gli ingredienti di qualsiasi cosmetico ci si ritrovi tra le mani. Ma sei sicura di sapere proprio tutto ciò che riguarda questo superingrediente?
Il momento migliore per usarla è al mattino
Esiste un momento migliore di altri per utilizzarla? Sì, ed è al mattino. «La vitamina C aumenta la naturale protezione della pelle dai raggi UV, prevenendo dunque i danni del fotoinvecchiamento» spiega la dottoressa Alessandra Vasselli, cosmetologo dell’AIDECO, l’Associazione Italiana di Dermatologia e Cosmetologia. Parliamo di pelle secca, ruvida, desquamata, ispessita: ossia tutti quei danni provocati da una prolungata e non protetta esposizione solare.
La trovi nelle creme a base di frutta e verdura
Limoni, arance e pompelmi. Frutti di bosco, melone, anguria e kiwi. Ma anche peperoni, asparagi, broccoli, cavoli, cavolfiori, spinaci e pomodori. No, non è la lista della spesa ma l’elenco di tutti i super food, utilizzati in cosmetica, nei quali è più frequente trovare alte concentrazioni di vitamina C. Ultimamente però se ne segnala la presenza in moltissimi prodotti a base di rosa canina e dei suoi frutti, che infatti contengono un’importante quantità di acido ascorbico, cioé vitamina C. Insomma, non meravigliarti se a campeggiare in neretto, accanto alla scritta vitamina c, c’è uno o più di questi vegetali: l’acido ascorbico è contenuto principalmente negli alimenti freschi.
Anche la geografia conta
Se ti stai chiedendo se ci sono differenze tra un estratto di vitamina c e un altro, la risposta è no. L’unica cosa che può variare da un superfood all’altro non è la qualità di acido ascorbico, ma la quantità. Ciò che, banalmente, non tutti sanno è che «anche il tipo di coltivazione può fare la differenza: la rosa canina coltivata in Provenza può avere una concentrazione di vitamina C maggiore di quella coltivata in Svezia ipoteticamente, per tutta una serie di benefici che trae dal terreno. Lo stesso vale anche per gli agrumi di Sicilia» aggiunge Vasselli.
La vitamina C è lo spazzino della pelle
«Tra le principali funzioni della vitamina C, c’è il cosiddetto effetto scavenger. Vale a dire si comporta come uno spazzino della pelle, capace di bloccare i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento, stimolando al contempo i fibroblasti a sintetizzare nuovo collagene» spiega Vasselli. Svolge dunque un’importante azione antiaging, restituendo tono e compattezza alla pelle ma, da antiossidante, ripara il derma dagli effetti dei radicali liberi.
La vitamina C è instabile
Ma che vuol dire esattamente che è instabile? «Significa che si deteriora facilmente e molto dipende sia dalla formulazione, che dalla conservazione del prodotto» spiega Vasselli. Ecco perché, soprattutto nel caso di alcune maschere viso o booster monodose, per essere resa più efficace viene realizzata in formule da miscelare al momento, per preservarne la stabilità.
«In cosmetica viene utilizzata in molte forme, in genere idrosolubili, ossia che si sciolgono in acqua, come l’acido ascorbico, il magnesio ascorbil-fosfato, il sodio ascorbil-fosfato. E poi ci sono una serie d’ingredienti che rispondono a dei derivati della vitamina C che sono liposolubili cioè riescono ad essere miscelati in sostanze grasse e oleose come appunto le creme».
Fai bene attenzione dunque a dove riponi il flacone. Deve stare in un luogo asciutto e lontano da fonti di luce e calore che potrebbero contribuire a rovinarlo. Ecco anche la ragione per cui sono spesso conservati in ampolle di vetro scure. Il colore del prodotto può essere un valido indicatore: se si è alterato, ossia si è ingiallito o scurito, è giunto il momento di buttarlo.
Ne esiste una formula più efficace?
Nella sua formula pura, ossia l’acido ascorbico, è altamente instabile e soggetto a deterioramento. E per questo è sempre più utile sceglierlo in formulazioni da attivare al momento e usare in fretta. I prodotti liposolubili, come le creme, invece hanno delle formule meno concentrate in vitamina C, ma più stabili e di conseguenza durature. Tuttavia «che sia sintetica o naturale a livello di resa poco cambia: ciò che conta è che tutti gli ingredienti siano usati e conservati correttamente» aggiunge Vasselli.
Protegge dalla luce blu
Soprattutto se passi tante ore davanti ad un pc, o sei sempre iperconnessa con il tuo smartphone, un boost di vitamina C è ciò che ti serve. Immaginala come uno scudo tra te e le fonti di luce blu. La sua azione antiossidante ripara i danni cutanei – come colorito grigiastro, macchie e rughe – causati dalla luce blu dei dispositivi digitali, ridonando luce all’incarnato.
La vitamina C è indispensabile, non solo per la pelle
Dire vitamina C equivale a dire acido ascorbico. E questo probabilmente lo hai già capito a questo punto. Ciò che forse non sai è che il suo nome deriva da quello di una malattia, ossia lo scorbuto. A soffrirne un tempo erano principalmente i marinai, i quali trascorrendo lunghi periodi lontano da terra, tendevano a sviluppare una carenza di vitamina C che mostrava i suoi sintomi proprio a livello cutaneo. Tra le tante proprietà della vitamina C, c’è infatti quella di alzare il potere immunitario dell’organismo e per questo è indispensabile sia attraverso l’uso sistemico, che topico. Insomma, l’uso della vitamina C non è certo un capriccio: piuttosto uno stato di necessità.