Secondo una ricerca Unilever, il collutorio che contiene Cetil Piridinio Cloruro (CPC) riduce del 99,9% la carica virale del Covid 19. Ecco cosa ne dice un esperto e i consigli su come usarlo.
Storia dei super poteri del collutorio: ti protegge da carie e gengiviti, ti dà una sferzata di freschezza, rende il tuo alito più profumato di quello della Bella Addormentata e, parrebbe essersi scoperto ultimamente, uccide il virus del Covid-19. Stai a vedere che in tutti questi mesi abbiamo sempre avuto sullo scaffale del bagno uno strumento contro la pandemia e non lo sapevamo?
A conferma di questo c’è uno studio, promosso dal Centro di Ricerca di Unilever, che ha dimostrato come i collutori a base di cetil piridinio cloruro (CPC) riducono del 99,9% la carica virale del Covid-19 nella cavità orale. Tradotto: basta un minuto di risciacquo per trasformare in innocui angioletti quei diavoletti di coronavirus. Tecnicamente infatti il CPC è un tensioattivo, che distrugge la membrana lipidica del virus. La magia però non ha lunga durata.
Quindi, o vivi con il collutorio in bocca, oppure mascherina, distanziamento e mani pulite restano fuori discussione.
«Il collutorio con CPC può essere considerato come un gel per le mani, ma utilizzato in bocca. La sua efficacia infatti è temporanea. In circa 60 secondi disattiva tutti i virus presenti nel cavo orale, ma poi, se hai in corso un’infezione da Covid-19, i virus tornano in bocca subito dopo attraverso la saliva» spiega Luca Levrini, docente all’Università degli Studi dell’Insubria e in prima linea nel testare l’efficacia dell’igiene orale nel ridurre la diffusione del Covid-19.
La buona notizia però è che, benché i collutori con CPC non debellino del tutto il virus, hanno comunque la capacità di depotenziarlo per le sei ore successive all’utilizzo.
«Un dato importantissimo, visto che si riferisce proprio alla bocca, serbatoio da cui originano le famose goccioline droplet causa di infezione» continua Levrini. Insomma, se il collutorio da solo non basta a dare il colpo di grazia al Covid, può di certo dare una mano a mascherine e distanziamento per contenere la pandemia.
«Anche perché va tenuto ben presente che il collutorio non serve a non infettarsi né come cura. La sua efficacia è piuttosto nel ridurre la possibilità di contagiare gli altri. Per questo è molto interessante in caso di asintomatici, che non sanno di aver contratto la malattia» fa notare Levrini.
Tra l’altro, il CPC non è il solo ingrediente capace di rendere meno aggressivo il virus del Covid 19.
«Ne esistono anche altri, ad esempio la cloredixidina e l’acqua ossigenata. Lo stesso CPC è un ingrediente che ha sempre fatto parte della composizione dei collutori. E anche in questo sta la sua forza. In teoria dovremmo tutti già usarlo tre volte al giorno dopo aver lavato i denti. Si tratta insomma di un’abitudine che non dovrebbe essere nuova. Ma che vale sempre la pena ricordare» dice l’esperto.
Se quindi il collutorio con CPC non si è ancora guadagnato un posto stabile al fianco di dentifricio e spazzolino, presto dovrà farlo. Così come ci abitueremo a portare in borsa, insieme al gel per le mani, la versione spray del collutorio. Un po’ come facciamo con il ritocco on-the-go del make up. Una spruzzatina di collutorio ogni tanto potrebbe essere utile, tra le altre cose, a tenere a bada la nostra carica virale da Covid.
«Si tratta di un mondo che conosciamo bene, ma allo stesso tempo inesplorato. O meglio, la comunità scientifica sembra ricordarsi solo ora che i collutori possono essere un’arma non solo contro i batteri, ma anche contro i virus» dice Levrini. Dove ci porterà questo fermento scientifico? «Il mio sogno è che si possa arrivare a mettere a punto una capsula a lento rilascio da inserire nella dentatura: in questo modo potremmo allungare l’efficacia del collutorio con una copertura H24» racconta Levrini. Per ora questo resta un sogno, ma le sperimentazioni su questa strada sono già iniziate.