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Tre storie di violenza economica da cui imparare

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luciac on 15 Gennaio 2021

La violenza economica contro le donne può avere molte forme. Spesso difficili da cogliere perfino da chi ne è vittima. Ecco perché è importante ascoltare chi ci è passata. E soprattutto, vedere come rendersene conto le è servito per uscirne.

global thinking foundation

Forse non hai mai pensato che i soldi potessero trasformarsi in un’arma contro di te. Eppure è proprio così. Specie se, all’interno di una relazione di coppia, lui approfitta della tua poca fiducia in te stessa, o della tua scarsa dimestichezza con le questioni economiche, per prendere il controllo del tuo denaro. E di conseguenza, della tua vita.

Un tema che è al centro dell’azione della Global Thinking Foundation, da cinque anni in prima linea contro la violenza economica e per promuovere la consapevolezza finanziaria tra donne, studenti e fasce più vulnerabili della società. Con GLT abbiamo già affrontato l’argomento in alcuni precedenti post. Ma oggi abbiamo deciso di dare la parola alle “vittime”. Donne che hanno subito, in maniera diversa, forme di violenza economica. Ma che grazie all’aiuto dello Sportello di GLT e ai suoi esperti, sono riuscite a uscirne. Ecco le loro toccanti storie.

violenza economica

 Quando lui è… uno sperperatore compulsivo

La storia di Giorgia, 39 anni, di Lucca.

«Ho tre figli, un lavoro e mi sto separando. Il mio problema? Ho sposato un ludopatico. Infatti mio marito, o dovrei cominciare a chiamarlo EX marito, si era convinto di fare i milioni comprando e rivendendo in nero oggetti firmati su ebay. Peccato che, oltre a essere un’attività illegale, per farla usasse i miei soldi. Senza ovviamente dirmelo.

Due anni fa avevo cambiato impiego e ricevuto il Tfr, che avevo depositato sul nostro conto comune. Sarebbe dovuto servire per le emergenze, per i ragazzi che stavano crescendo e presto avrebbero iniziato l’università. O magari per concederci una vacanza tutti insieme come non avevamo mai fatto. Invece, un anno dopo, sono andata a verificare il saldo del conto e non c’era più nulla. Nemmeno un centesimo.

Non sapevo se affrontarlo o fare le valigie. Invece, sono stata zitta, non ho detto nulla, ma ho iniziato a tenerlo d’occhio. Ed è stato pure peggio. Ho scoperto che mi prendeva il bancomat di nascosto, che svuotava di nascosto i risparmi dei ragazzi per avere qualche centesimo in tasca.

Ma chi era diventato quest’uomo che ci mentiva ogni giorno? E soprattutto, che ha completamente compromesso il futuro della nostra famiglia sperperando tutto, non solo il suo, ma anche il mio denaro? Ora è tornato a vivere dai suoi. Per i figli non può darmi quasi nulla. Tutto è sulle mie spalle, e mi ritrovo senza mezzi solo perché, da sciocca, gli avevo fatto mettere la sua firma sul mio conto corrente».

Come lo Sportello di GLT l’ha aiutata

«Uscire da una situazione di violenza economica, nella maggior parte dei casi richiede un’azione su più fronti. Ed è proprio quello che abbiamo fatto per Giorgia» spiega Claudia Segre, presidente di Global Thinking Foundation. «Quello psicologico, perché non deve sentirsi sola, e neppure darsi della sciocca. In tante incorrono nell’errore di porre totale fiducia nel proprio partner. La fiducia è indispensabile in un rapporto. Ma tutelarsi sempre, e per qualsiasi eventualità futura, è essenziale. Inoltre, anche lui potrà seguire un percorso di affiancamento e riabilitazione in un centro dedicato alla cura delle ludopatie».

«Il nostro legale, invece, sta cercando di velocizzare la separazione giudiziaria, prendendo misure cautelative per bloccare il patrimonio adesso in possesso del suo ex-marito» prosegue Segre. «Sul fronte finanziario, la stiamo affiancando per fare i passi decisivi a uscire dalla tempesta. Dalla chiusura dei conti condivisi all’apertura di un suo conto personale. Forse quanto accaduto può spingerla ad approfondire cosa significa e come fare per essere davvero indipendente e consapevole nella gestione del suo denaro. Seguirà anche uno dei nostri corsi di educazione finanziaria. Per prendere in mano il suo futuro e quello dei suoi figli, che sarà diverso da ciò che immaginava, ma almeno sarà lei ad averne il controllo».

violenza economica

Quando lui è… Un “padre padrone” che ti ruba i soldi e l’autostima

La storia di Sara, 33 anni, di Latina.

«Ho iniziato a lavorare che ero poco più che una ragazzina. Sono sempre stata una donna indipendente e capace di cavarmela da sola. Finché non ho conosciuto mio marito e, alcuni anni fa, abbiamo avuto quel bimbo meraviglioso che è nostro figlio. La maternità, la vita che si complica, le tante cose a cui badare con un bimbo piccolo…

Piano piano ho iniziato a delegare a lui molte di quelle faccende quotidiane che prima gestivo da sola. “Tranquilla, ci penso io, hai già tanto a cui pensare” mi ripeteva. E in effetti, non mi sembrava vero di avere finalmente qualcuno su cui appoggiarmi. Così, senza nemmeno che me ne rendessi conto, ho perso completamente il controllo di tutto, conto in banca incluso. E più passava il tempo, più lui mi faceva sentire inadeguata, incapace. Con frasi buttate lì, tipo “Vedi, meglio che di certe cose si occupi l’uomo di casa” o “Non so come hai fatto finora senza di me”.

Alla fine, gli ho perfino dato le chiavi di un monolocale che mi aveva lasciato mia mamma, e che avevo intenzione di affittare, per aumentare le entrate, visto che nel frattempo mi aveva convinto anche a passare al part time.

Finché un giorno mi chiamano dalla banca, dicendomi che avevo superato perfino il fido. E che mi dovevano bloccare la carta di credito. Una doccia fredda. Gli ho chiesto spiegazioni e lui mi ha detto di non preoccuparmi, che avrebbe sistemato tutto, lui. Qualche mese dopo, ricevo una lettera, che mi comunica che sono stata iscritta alla lista dei cattivi pagatori. Io? Ma come? E perché?

Messo alle strette, ha confessato. Piangendo (non ci potevo credere: piangeva?) aveva perfino falsificato la mia firma e ottenuto un finanziamento, di cui aveva saltato delle rate. Insomma, eravamo – ma dovrei dire: ero – coperta di debiti a cui non sapevo come fare fronte. Perché alla fine era tutto a mio nome.

Certo, potrei denunciarlo. Ma così distruggerei tutto: la mia vita, la nostra famiglia. In fondo, sono stata anche io quella che ha deciso di smettere di vedere. A cui piaceva l’idea dell’uomo che risolve tutto, perdendo di vista una parte importante, anzi oggi direi fondamentale: la mia sicurezza economica».

Come lo Sportello di GLT l’ha aiutata

«Questa vicenda dimostra come la violenza economica sia spesso, se non sempre, abbinata alla violenza psicologica» sottolinea Claudia Segre. «Le continue affermazioni di superiorità del suo compagno le hanno fatto perdere inesorabilmente fiducia in sé stessa e nelle sue capacità, garantendo invece a lui un controllo sempre maggiore. Ma durante il lungo percorso in cui l’abbiamo affiancata, Sara ha dimostrato una grande forza di volontà».

«Ha iniziato partecipando ai nostri corsi di Educazione Finanziaria Donne al Quadrato, che le hanno dato la capacità di riconoscere la violenza economica subita, riacquistando più autostima e autonomia. Così ha deciso di vendere la casa di sua proprietà per sistemare la sua esposizione creditizia causata dal marito. E ha aperto un fondo previdenziale, solo per lei e per suo figlio».

«Ora vivono separati, ma forse la relazione tra lei e suo marito non è del tutto compromessa» continua la Presidente di GLT. «Insieme hanno deciso di seguire una terapia di coppia con la nostra psicologa, per riuscire a ristabilire la fiducia reciproca, rimettere a posto gli equilibri e arrivare a una paritaria condivisione delle scelte familiari».

inconsapevolezza economi

Quando lui è… “Soltanto” il tuo fidanzato

La storia di Martina, 29 anni, di Milano.

«Dopo quello che ho passato negli ultimi due anni, non faccio che ripeterlo alle mie amiche: c’è di peggio dell’essere lasciate dal fidanzato. E cioè essere lasciate con un mutuo cointestato da pagare.

Ma vado con ordine. Io e Valerio stavamo insieme da cinque anni. Ormai eravamo nell’ottica di sposarci, e quindi, fatti due conti, ci siamo detti che era meglio pagare un mutuo piuttosto che gli onerosi affitti di Milano. Dopo un po’ di ricerca, troviamo il nostro appartamento. Ce ne innamoriamo a prima vista, aveva pure un giardinetto per il cane. E avendo entrambi un lavoro a tempo indeterminato, la banca ci ha concesso il mutuo facilmente».

«Peccato che, con l’amore, non si può stare mai tranquilli se non hai la fede al dito. E poco più di un anno fa Valerio si è innamorato di un’altra, e tutti i nostri progetti sono andati in fumo. Ma non voglio metterla tanto sul sentimentale. Il fatto è che, pochi mesi dopo essere andato via di casa, lui abbia anche smesso di pagare la sua parte del mutuo. E io, con il mio stipendio di 1400 euro al mese non riuscissi ad affrontare, da sola, una rata di quasi mille euro. In pratica, abbiamo saltato alcuni pagamenti, la banca mi ha bloccato tutto e la casa è finita all’asta.

Un disastro. E un senso di perdita davvero totale. Ma una bella lezione l’ho imparata: mai prendere impegni economici con qualcuno che non è, o non è diventato, perlomeno tuo parente! E se mai mi sposerò, sia chiaro: separazione dei beni!».

Come lo Sportello di GLT l’ha aiutata

«Lo stato di cattiva pagatrice insorto per non aver pagato le rate del mutuo aveva costretto Martina alla cessione del quinto dello stipendio. I nostri esperti finanziari l’hanno quindi subito aiutata a rinegoziarlo perché troppo oneroso. Avendo perso la casa, e dovendo pagarsi un affitto, non le rimaneva nulla dello stipendio» spiega Segre.

«Ora stiamo anche cercando di aiutarla a trovare un lavoro in cui magari poter guadagnare di più. E quindi avere maggior denaro a disposizione. In generale comunque va detto che l’euforia verso la propria prima casa è normale. Una neo-coppia è piena di entusiasmo e sentimenti forti. Si vuole andare a vivere insieme, e ci si sente quasi di tradire il partner a pensare ad un’eventualità futura spiacevole».

«Tuttavia non è questione di essere positivi, ma di essere realisti: perché un mutuo è reale, e anche le rate che mensilmente vengono richieste» sottolinea la Presidente di GLT. «Per cui ciò che questa vicenda insegna è che bisogna informarsi, soprattutto se non si ha un rapporto di parentela con l’altro firmatario e ci si sta accollando un impegno di lunghissimo termine come un mutuo. Lo strumento principale per prevenire la violenza economica è la consapevolezza economica. Va detto però che un ruolo fondamentale nel trasmettere una corretta e completa informazione sui rischi, lo giocano in primis gli istituti bancari.

Ma se, come in questo caso, le informazioni non sono state trasmesse in maniera sufficientemente chiara, nostro è il compito di informarci personalmente sui rischi che corriamo».

 

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Filed Under: Benessere, News Tagged With: claudia segre, global thinking foundation, glt, mutuo, soldi, violenza economica

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