I cosmetici vegan (o che così si dichiarano sulle cofenzioni) stanno invadendo il mercato della cosmesi. Ma che cosa sono esattamente? E come si riconoscono? Ma se non sei vegana, sono davvero la scelta giusta per te?
Per qualcuno è una moda, per qualcun altro una vera scelta di vita. Comunque sia, il veganesimo è uno stile che condividono sempre più persone, e dall’alimentazione si sta ormai diffondendo anche in altri ambiti, cosmesi inclusa. Ma che caratteristiche deve avere, in pratica, un prodotto beauty vegano? E ha davvero senso puntare su questi tipi di prodotti?
Non testato sugli animali
E’ una scritta che si vede sempre più spesso sbandierata su vasetti e confezioni. Ma di fatto non è poi così decisiva, nel senso che per la legge italiana nessun cosmetico, che si definisca vegano o meno, può essere testato sugli animali. La nostra normativa infatti lo proibisce per tutti. Limitarsi, quindi, a usare cosmetici non animal tested non è una scelta che implica, necessariamente, che un cosmetico sia vegano. Da sola, insomma, non basta.
Cosa conta allora?
Il veganesimo si caratterizza per il divieto di utilizzare sostanze animali o di derivazione animale. E nel caso della cosmetica, sono moltissimi i principi attivi che rientrano in questa definizione. Nei rossetti, per esempio, è spesso presente un grasso che proviene dalle balene. Ma c’è dell’altro. «Alcuni coloranti, per esempio, come i pigmenti rossi vengono ottenuti utilizzando polveri ricavate dalle coccinelle» spiega Kerstin Rehn, Communications Team Leader International Marketing/PR di lavera, noto brand biologico e vegano certificato. «E poi ci sono le cere d’api, che per evidenti ragioni un cosmetico vegano non può contenere, come anche la lanolina, un emolliente molto diffuso nella cosmesi, e la madreperla, utilizzata frequentemente nei prodotti per il trucco, come ciprie e ombretti».
E c’è anche di più…
In effetti, se non si è degli esperti del settore, non è facile immaginare che cosa ci possa essere di “derivazione animale” in un cosmetico. «Ci sono alcuni tipi di alcol che derivano dalla lavorazione del vino, in cui si utilizza un tipo di filtraggio con sostanze animali» prosegue Rehn. L’elemento animale, quindi, non sta solo nella composizione di un prodotto, ma anche nella sua lavorazione. «Al momento noi possiamo assicurare che circa il 90 per cento di ciò che utilizziamo e di come produciamo rispetta i canoni vegani, e ci stiamo impegnando per arrivare quanto prima a raggiungere il 100 per cento» assicura l’esperta di lavera.
A proposito, qui la recensione di un prodotto testato dalle utenti della nostra app Powderly
Altri ingredienti da evitare
Grasso di balena, coloranti, eccipienti, principi attivi… La lista in effetti non è breve. Pensiamo poi al latte. Ci sono intere linee di prodotti naturali che lo usano (di mucca, ma anche di capra o di pecora) e che quindi, per i vegani, sono da mettere al bando. Lo stesso vale per la bava di lumaca, efficacissima come anti age, ma che comporta lo sfruttamento intensivo di queste piccole creature.
Che fare quindi?
Ma al di là del buon senso, e di una certa capacità di interpretare l’Inci, ossia la lista degli ingredienti dei prodotti, il modo più sicuro è quello di utilizzare prodotti certificati. Perché a volte, gli ingredienti animali non sono nemmeno elencati, in quanto presenti in quantità davvero minime per cui la legge non richiede di metterli in elenco. Eppure ci sono, in quanto usati nelle tecniche di lavorazione, e non come ingredienti.
A caccia del bollino
Insomma, con tutte queste insidie nascoste, non siamo certo noi consumatori a poter fare da soli tutto il lavoro di controllo. Ed è per questo che ci sono enti preposti a questo compito. E sono più di uno. C’è l’ICEA, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, che lavora in collaborazione con la Lav, la Lega AntiVivisezione. C’è poi VeganOk, accreditato dall’Associazione Vegani Italiani Onlus, il cui bollino è il più diffuso e utilizzato anche da Bioagricert, società di controllo italiana già nota nel settore alimentare e agricolo. I siti di queste realtà offrono spesso vere e proprie liste di marchi certificati, per cui vale sempre la pena dare un’occhiata.
Ma non fatevi ingannare più di tanto dai bollini…
Se quelli degli organismi che abbiamo citato sono sicuri e specifici, ce ne sono alcuni che potrebbero trarre in inganno, o quanto meno non bastare come garanzia di prodotto vegano al 100%. Il famoso coniglietto presente spesso su molte confezioni è un’icona talvolta abusata dal marketing, che tuttavia indica nella maggior parte dei casi solo che il prodotto non è testato sugli animali, ma che appunto non è detto sia vegano o non contenga ingredienti di derivazione animale.
Vegan comunque non è una garanzia
Il punto è anche questo. Se siete vegane per una vostra decisione etica, allora è un conto. Ma non prendete l’essere vegan di un prodotto come una certezza di qualità: in pratica, non è che i cosmetici vegani sono più buoni di quelli che non lo sono. Così come se non siete vegane, non è detto che usare solo cosmetici vegani possa risultarvi di una maggiore utilità o darvi una sicurezza in più. Paradossalmente, un prodotto chimico al 100% può essere vegano, perché non contiene sostanze di derivazione animale, ma comunque contenere ingredienti che vi fanno male o che non sono buoni. Se quindi il veganesimo non è una vostra scelta esistenziale – fatta di motivazioni più profonde e ampie – piuttosto limitatevi a puntare sul naturale, sul fitoterapico o sul biologico. Non che in questi casi la scelta sia più facile o priva di insidie, ma di sicuro restringe un po’ meno il campo…
Questo articolo è stato redatto nell’ambito del Progetto “Scent of Lombardy” presentato e finanziato a valere sul Bando emanato da Regione Lombardia denominato “Fashiontech – Progetti di Ricerca & Sviluppo per la moda sostenibile” (in attuazione della D.G.R. N. 727 del 5 novembre 2018)