Batteri, microbi, virus e anche funghi. Lo sapevi che sulla tua pelle c’è di tutto? Ma meglio non correre a conclusioni affrettate. Quindi, metti giù quel sapone antibatterico e leggi qui. Perché questo mondo colorato, lillipuziano e brulicante di piccoli mostriciattoli è quello che rende bella (o meno bella…) la tua pelle. E ha un nome preciso: microbiota (o microbioma) cutaneo. Un universo fragile, in equilibrio precario, che vale la pena conoscere. Un’ecosistema che la scienza cosmetica ha iniziato a studiare con un’attenzione sempre maggiore perché dal suo essere variegato e ben funzionante dipende la qualità della nostra pelle.
Quindi, se sui pack dei cosmetici ti capita sempre di più spesso di trovare riferimenti al microbiota, ecco finalmente che cosa c’è da sapere.
Innanzitutto, comiciamo a dire esattamente di che cosa si tratta…
Il microbiota è l’insieme di tutti i microrganismi, come batteri, virus, protozoi e funghi che vivono sulla superficie della nostra pelle. Per darti un’idea: anche se sono invisibili a occhio nudo, ogni due centimetri quadrati di pelle ci sono due milioni di batteri di mille specie diverse. Ma non pensare a questo affollamento come a una cosa negativa. Infatti esistono batteri di cui la nostra pelle non può fare a meno. Insomma, batteri “buoni”. Considera anzi che, più batteri e microrganismi ci sono sulla tua pelle, più il tuo incarnato è liscio, morbido e luminoso.
A volte si parla di microbioma, a volte di microbiota: sono la stessa cosa?
«Tecnicamente no, anche se spesso vengono usati come sinonimi. La differenza consiste nel fatto che il termine microbiota si riferisce a una popolazione di microrganismi che colonizza un determinato luogo. Il termine microbioma invece indica la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota, cioè i geni che quest’ultimo è in grado di esprimere. Tuttavia, quando si parla di prodotti cosmetici può capitarti di sentire entrambi i termini in modo intercambiabile» spiega Fabio Piccini, medico direttore di Progetto Microbioma Italiano.
A cosa serve il microbiota?
Fondamentalmente a tre cose: 1. Proteggere: quando è in equilibrio, il microbioma fornisce una difesa dai batteri patogeni e libera proteine antiossidanti. 2. Regolare: modula le infiammazioni cutanee eccessive. 3. Riparare: rafforza la barriera cutanea contrastando la perdita di struttura ed elasticità.
Da che cosa dipende il suo benessere?
Avere un microbiota sano e variegato dipende da diversi fattori. Primi tra tutti l’età, l’alimentazione, l’inquinamento. Uno studio realizzato dalla Waseda University di Sōdai, in Giappone, infatti ha dimostrato che, con il passare degli anni, diminuisce sia la ricchezza che la diversità delle specie batteriche presenti sulla pelle. Con l’età, insomma, il microbiota si danneggia e il rischio di alterare il suo equilibrio aumenta.
Anche l’inquinamento, dice una ricerca Università di Hong Kong ha effetti negativi sul microbiota. Gli studi infatti hanno dimostrato che le donne che vivono in un ambiente ad alto tasso di smog hanno un microbiota cutaneo più vecchio rispetto a quello che dovrebbero avere alla propria età. Per quanto riguarda l’alimentazione siamo ormai abituate a pensare che la nostra bellezza dipenda anche da quello che mangiamo. La ragione scientifica è che c’è una forte connessione tra flora intestinale (quello che curiamo con yogurt e fermenti lattici) e microbiota cutaneo. Ecco perché, quando mangi in modo sano ed equilibrato, vedi subito la pelle più bella.
La beauty routine può influenzare il microbiota?
«Sì. In bene e in male. Se ad esempio hai l’abitudine di seguire una beauty routine molto articolata o aggressiva, corri il rischio di danneggiare il tuo microbioma cutaneo» spiega Piccini. Attenzione quindi all’uso di detergenti troppo forti, a saponi antibatterici, a struccanti che non rispettano la diversità e la ricchezza del microbioma. «Ma non finisce qui: anche lo shampoo, il balsamo, la crema o il solare possono aggredire il microbioma» continua l’esperto.
E che cosa succede se il microbioma va in tilt?
«Il cambiamento della composizione del microbiota o la diminuzione delle specie di microbi che lo compongono possono causare sensibilità cutanea e aumentare la reattività della pelle. In altre parole si va incontro a stati infiammatori, a volte addirittura patologici come dermatiti, acne, rosacea» spiega Massimo Marciano, titolare di Naturalmila, azienda italiana che produce cosmetici probiotici. Ecco perché il microbiota va sempre mantenuto non solo in equilibrio, ma anche ricco nella composizione.
Quali sono i cosmetici “microbiota friendly”?
Come i prodotti per far star bene il microbiota intestinale (per esempio, lo yogurt), anche i cosmetici “amici” del microbiota cutaneo contengono prebiotici e probiotici. I primi rappresentano il nutrimento dei batteri “buoni”. I secondi invece sono batteri resi inattivi con il calore, ma utili per arricchire il nostro microbiota, che spesso comprende troppi batteri di un tipo e pochi di altri.
«In generale si tratta di prodotti nati dal processo di fermentazione, che per definizione produce batteri. Non a caso, nella cucina tradizionale coreana, l’uso del kimchi, ovvero del cavolo fermentato, occupa un posto d’onore ed è ritenuto un vero elisir di bellezza» fa notare Piccini.
Dalla cucina alla skin care, il passo è breve. «I cosmetici microbiome friendly rafforzano, equilibrano e arricchiscono la flora microbica della nostra pelle. E, di conseguenza, la proteggono dalle aggressioni esterne (smog, inquinamento, ecc), dalle infiammazioni e dalle infezioni. Inoltre sostengono il potere di autorigenerazione delle cellule cutanee e aiutano a regolare il pH» spiega Marzano.