È il taglio di capelli più controverso e cool tra quelli tornati alla ribalta in questo inizio di decennio. Parliamo del tanto amato, quando odiato, mullet. Un look difficilissimo da portare? Ma no! Anzi, pare che stia bene a tutte. Almeno in linea teorica.
Lungo dietro, corto ai lati e con il ciuffo davanti, il mullet è un look unisex che, negli anni, ha conquistato una lista infinita di celeb. Qualche esempio? Da David Bowie ai Duran Duran al completo, da Patrick Swayze in Dirty Dancing a Brad Pitt e George Clooney quando erano giovani e a inizio carriera.
Fino al 2020, con le cantanti Miley Cyrus e Billie Eilish, e le attrici Barbie Ferreira di Euphoria e Ursula Corbero de La casa di Carta. Insomma, da taglio apprezzato soprattutto dagli uomini, il mullet si è reinventato come trend tutto al femminile.
Dalla preistoria a oggi, il mullet resiste (quasi) invariato
«La nascita del mullet va ricercata molto indietro nel tempo. Le sue origini sono antiche, tanto quanto la storia dell’umanità. Questo perché, quando ci tagliamo i capelli da soli, quella del mullet è la forma più facile da dare alla chioma» spiega Sergio Carlucci, direttore di Tony & Guy Italia. «Poi, verso la fine degli anni 50, ha cominciato a essere un taglio “alla moda”. Ma sono gli anni 80 che l’hanno consacrato al grande pubblico».
In quel periodo infatti è stato il taglio di tanti calciatori, musicisti, attori. Passato poi in sordina tra gli anni 90 e i 2000, il mullet è tornato da qualche anno su tutte le passerelle di moda. «Il mullet così come lo conosciamo oggi è una versione aggiornata di quello di 30 anni fa: benché i suoi canoni – ciuffo, lati corti e lunghezze dietro la nuca – siano sempre gli stessi, le dimensioni sono più contenute. L’effetto è più naturale. La sua versione femminile? Un’evoluzione dello shag, con un po’ di lunghezza in più e forme molto glamour» dice Carlucci.
Ma davvero il mullet, taglio che ci ricorda i guerrieri moicani e il movimento punk, è per tutti?
«Il fatto che abbia i capelli che coprono sia la fronte che la nuca lo rende super accessibile. E non solo per chi segue la moda. Anzi, è un taglio che si può proporre a tutte le età: dalla ragazza molto giovane, fino alla signora più agée. Basta pensare che anche quello di Lady D era una sorta di mullet» spiega l’hair stylist.
Certo può essere difficile credere che Diana e Michael Jackson condividessero la stessa pettinatura… Ma dal punto di vista tecnico è proprio così. «Il fatto è che il mullet può essere interpretato in modo più hard o più bon ton. A renderlo più o meno aggressivo è la differenza di lunghezza tra i lati della testa e la nuca. Ecco perché, come le dovute accortezze, è un taglio che sta bene a quasi tutti».
Ma come per ogni regola, c’è un’eccezione: a chi NON sta bene…
«Si tratta di una pettinatura che mette in risalto la mandibola, fa sembrare il volto più lungo e accentua il profilo. Ecco perché chi ha il viso allungato, un mento pronunciato o un naso importante dovrebbe lasciare perdere il mullet» conclude l’esperto.
E il colore? Una tinta uniforme e tonto su tono lo rendono un taglio portabile per tutti. Oppure, per un effetto choc, attaccatura scura e lunghezze di colori vibranti o pastello. La versione moderna del mullet poi non va assolutamente messa in piega. L’asciugatura deve essere naturale e leggermente texturizzata con uno spray salino. Infine la manutenzione: ogni 6-8 settimane bisogna tornare dal parrucchiere per rivedere le lunghezze e recuperare le giuste proporzioni.